The Eclipse Sessions

Approfondimenti

Con The Eclipse Sessions, il cantante di country-blues di Indianapolis continua la sua avventura con l’etichetta New West Records. Dal suo ultimo, Terms of My Surrender, nel 2014, John Hiatt è diventato più maturo, per un’annata ancora migliore. Influenzato da tutti i cambiamenti della vita, nascite e perdite così come dai segni del passaggio del tempo sul volto, può infine interpretare il ruolo del grande saggio. The Eclipse Sessions è un disco dell’attimo, che assume il suo aspetto crudo e le sue incrinature. Scegliendo come tematica centrale l’evoluzione della sua carriera, Hiatt non manca certo di tessiture e alterna lirismo e spiritualismo, umorismo e sofferenza ma soprattutto autenticità. Registrato in meno di sei giorni, durante l’eclissi del 21 agosto, un aspetto mistico si aggiunge a questa opera. Accompagnato da Patrick O’Hearn al basso e da Kenneth Blevins alla batteria, il cantautore registra l’album in una fattoria del suo amico pianista Kevin McKendree. Semplice e efficace, in un’atmosfera calorosa e distesa. Vi partecipa perfino Yates, il figlio di McKendree, con la sua chitarra e i suoi 15 anni. Per i cuori spezzati e solitari, la voce roca e coinvolgente di John Hiatt apre l’album con una canzone di roots rock intitolata Cry To Me. Poi il suo umorismo sagace e intelligente riemerge nel momento in cui descrive un’imitazione mal riuscita di Dio su Poor Imitation Of God. Un blues con tendenze groove che ci fa dimenticare in fretta che il cantante ha già spento 66 candeline. © Clara Bismuth/Qobuz