Weber & Schubert: Sonatas

Approfondimenti

Entrambi stroncati dalla morte a meno di quarant’anni, uno dalla tubercolosi e l’altro dalla sifilide, Weber e Schubert hanno lasciato delle sonate per pianoforte a lungo dimenticate, per non dire sconosciute ai pianisti ed al pubblico. Al danno si ripara, per Schubert, grazie a pianisti pionieri come Artur Schnabel e Wilhelm Kempff, ma resta ancora del lavoro per le opere pianistiche di Carl Maria von Weber, la cui opera Der Freischütz fa ombra a quasi tutto il resto della sua produzione.

Servono musicisti eccezionali per far rivivere musiche dimenticate, ed è proprio questo il valore del disco di Paul Lewis, di cui si apprezzano tanto le interpretazioni di Beethoven e Schubert per l’editore francese Harmonia mundi, a lui fedele. Weber fu, allo stesso tempo di Beethoven, uno dei primi virtuosi del pianoforte agl’inizi del XIX secolo. La sua tecnica straordinaria è percettibile in questa Sonata n. 2 in la bemolle maggiore, che alterna virtuosismo ed una scrittura classica che apre le porte a quel romanticismo in cui i compositori si sarebbero incanalati dopo di lui. La Sonata in si maggiore D. 575 segna i vent’anni di Schubert, anno in cui si emancipa dalla tutela dei genitori per diventare un compositore molto produttivo, con ogni alea rappresentato da una carriera artistica indipendente in quell’epoca.

Un abbinamento appassionante e inedito, che rappresenta gli albori del romanticismo con compositori che si apprezzavano reciprocamente, ma i cui stili sono diametralmente opposti. Luce viva e brio per Weber, melanconia incatenata all’anima per Schubert. © François Hudry/Qobuz