Shostakovich: Symphonies Nos. 4 & 10

Approfondimenti

In quel gennaio del 1936 Šostakovič dava gli ultimi ritocchi alla sua Quarta sinfonia, quando echeggiò il rintocco della triste campana «Caos invece di musica», suonata dalla Pravda per dettato dell’infame Stalin, che non aveva affatto apprezzato l’opera Lady Macbeth del distretto di Mtsensk. Poco desideroso di ritrovarsi per trent’anni in vacanza in Siberia o dieci metri sotto terra, il compositore completò, sì, la sua sinfonia (nel terrore di sentir suonare alla porta a mezzanotte i temibili sicari dell’NKVD, antenato del KGB), e lasciò che iniziassero le prove, ma finì col ritirarla dalla programmazione con un pretesto futile, la mise in un cassetto e la dimenticò… per un quarto di secolo, fino al 1961, quando se ne ebbe finalmente la prima. È una delle più aspre, delle più cupe, delle più sinistre opere di Šostakovič, che pure ne ha composte parecchie, e possiamo immaginare che in effetti sarebbe stata per Stalin la goccia di vodka che fa traboccare il vaso. Sempre Stalin fu, in modo molto involontario, la causa della Decima sinfonia, poiché fu scritta sulla scia della morte della bestia nel 1953. Certo, l’opera non è affatto più leggera della Quarta, e lo Scherzo centrale è uno di quei momenti collerici e brutali per cui Šostakovič è noto; ma il terzo movimento, dannatamente lirico, già scaccia le nubi mentre l’ultimo, con il celebre tema-firma DSCH, sembra aprire una nuova era. L’Orchestra nazionale russa, fondata nel 1990 dal pianista e direttore Michail Pletnëv – Primo premio al Concorso Čajkovskij annata 1978, che dirige anche l’incisione – si evolve qui nel pieno del suo elemento naturale. © SM/Qobuz