Nonsense and Heartache

Approfondimenti

Jerry Leger annovera già undici album dalle sonorità roots americane e dal gusto incontestabilmente rock’n’roll ma resta sconosciuto ai più. Se lui si tiene alla larga da paillettes e riflettori, la sua musica non passa invece inosservata perché Leger trabocca d’ispirazione e dimostra ancora una volta il suo talento di cantautore e di compositore con Nonsense and Heartache. L’album presenta due lati ben distinti, opposti e complementari, un po’ come aveva fatto Willie Nelson per il suo Phases And Changes. Un modo, per Leger, di ribadire il suo approccio musicale, essendo Nonsense più elettrico e Heartache più acustico. Con quella voce che a volte ricorda Dylan, quel look da cow-boy/poeta contemporaneo un po’ sfatto e quella capacità di ipnotizzare chiunque lo ascolti, Jerry Leger ha tutte le carte in regola. Coat on the Rack apre dunque questa grande opera con riff elettrici che si intonano a una voce leggermente deragliante, narrante la miriade di problemi che a volte un uomo deve affrontare. Dopodiché, il country rock prende il sopravvento e, sempre restando su tematiche originali in un’atmosfera alla Steve Earle, il nostro scaglia Baby's Got a Gun per poi ripartire con The Big Smoke Blues, successo indiscusso avvolto dalle performance di un coro che armonizza il tutto. «Man for rock’n’roll, or the country waltz» canta il canadese sul lato B di Nonsense and Heartache. Malinconia, dispiaceri, chitarra dallo swing country e ricordi si fondono in un paesaggio nebuloso su cui si stagliano ombre nostalgiche. Una melodia al pianoforte accompagna Pawn Shop Piano e Lucy and Little Billy the Kid, ballate in cui dominano le emozioni. Ecco un disco che passa attraverso una miriade di fasi emotive veicolando un’intensa tradizione musicale. Non stupisce dunque che Jerry Leger citi artisti che ha sempre adorato come Hank Williams, Bob Dylan, Tom Waits, Buddy Holly, Neil Young, Thelonious Monk, Loretta Lynn e altri… © Clara Bismuth/Qobuz