Dropout Boogie

The Black Keys

Pubblicato il 13/05/22 su Nonesuch
Artisti principali: The Black Keys
Genere: Musica alternativa e indie

Disponibile in

24-Bit/48 kHz Stereo

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Dan Auerbach e Patrick Carney sono finalmente tornati al piacere degli esordi, quello di mettersi al lavoro in studio, senza un programma particolare, ma con i tempi stretti che possono avere dei padri di famiglia. Vent’anni fa, allora adolescenti e vicini di casa in un quartiere di Akron, Ohio, registrarono The Big Come Up (2002), una piccola perla di blues, che per metà presentava delle cover di artisti leggendari (Junior Kimbrough, Muddy Waters, R.L. Burnside) e per il resto proponeva delle composizioni molto promettenti. Cinque album più tardi, il blues più soul e chiaramente più rock di Brothers (2010) e l’incisivo El Camino (2013), prodotto da Danger Mouse, conferirono ai due artisti una fama mondiale. Ma con Delta Kream, registrato nel 2021 in dieci ore negli studi Easy Eye Sound di Dan con Kenny Brown alla chitarra ed Eric Deaton al basso, la coppia tornò direttamente alla sorgente del blues, quel blues elettrico profondamente ipnotico che sgorga dalle colline del Mississippi settentrionale.

Si trattò di trance creativa del tutto inaspettata (Brown e Deaton erano lì per registrare l’ultimo album di Robert Finley), così Dan e Pat pianificarono alcune settimane nello studio di Nashville, senza alcuna intenzione se non quella di aprirsi alle collaborazioni. Una vena creativa da cui è scaturito Dropout Boogie, dove il soul vintage torna in auge con la funky Wild Child, guidata da Wurlitzer, synth e da un leggero wah-wah, scritta insieme al cantante Greg Cartwright (Reigning Sound) e al produttore Angelo Petraglia (Kings Of Leon). Da una jam con Billy Gibbons, da cui sono nate ben 17 parti rimaste inutilizzate, è stato tratto il brano Good Love, un condensato di quel southern rock di cui l’ex-leader degli ZZ Top conosce perfettamente la formula. Per il resto, i Black Keys variano quelle sfumature che sanno padroneggiare così bene, alternando inni glam (Your Team Is Looking Good), loop blues groovy (For The Love Of Money), il caratteristico suono del fuzz (Baby, I’m Coming Home), e persino il soul più vellutato di How Long, con l’incredibile voce di Dan Auerbach. Se il suono appare così grezzo e immediato (come l’inizio quasi esitante di Happyness o Didn’t I Love You), è perché il duo del Midwest, per alcuni brani, ha volontariamente utilizzato le prime versioni delle registrazioni. Non sorprende quindi che i Black Keys, per dare un titolo all’album che contiene questi esperimenti quasi crudi, abbiano voluto strizzare l’occhio a Captain Beefheart, il grande artigiano del blues, utilizzando il titolo di un brano del rivoluzionario Safe As Milk (1967), primo album di Beefheart con la sua Magic Band e Ry Cooder alla chitarra slide. © Charlotte Saintoin/Qobuz

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Dropout Boogie

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Wild Child