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แม็ค โกสินทร์|Busoni: Piano Concerto

Busoni: Piano Concerto

Kirill Gerstein, Boston Symphony Orchestra, Sakari Oramo

Libretto digitale

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24-Bit/96 kHz Stereo

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È il concerto dei record. Composto fra il 1901 ed il 1904, con una prima in quest’ultimo anno alla vecchia Filarmonica di Berlino sotto la direzione di Karl Muck con il compositore come solista, il Concerto per pianoforte in do maggiore in cinque movimenti di Ferruccio Busoni è il più lungo del repertorio concertante. Più di settanta minuti di musica intensa, con un’orchestrazione e uno stile che devono molto a Brahms così come a Liszt e a qualcun altro, con l’aggiunta di un finale con coro. Simile ad un animale fiabesco, ha dunque qualcosa sia della Fantasia corale op. 80 che della Nona sinfonia di Beethoven, in un’orchestrazione sovrabbondante molto tipica della fine del XIX secolo.
Accolto con ostilità, persino con derisione, questo concerto fantasmagorico non è chiaramente mai riuscito ad imporsi nel repertorio, ed è piuttosto raro ascoltarlo in concerto. A parte il gigantismo di cui è affetto, il concerto è inoltre di una difficoltà diabolica per il solista, che deve incessantemente oscillare fra un’espressione grave e solenne ed un virtuosismo a prova di bomba, che deve esprimersi per più di un’ora, sebbene l’ultimo movimento permetta al pianista di riposarsi un po’. Un Finale che riprende certi temi sentiti nell’arco di tutta l’opera e fa uso dell’ultima scena di un dramma in lode di Allah, Aladdin, scritto dall’autore danese Adam Oehlenschläger.
Il ruolo del pianoforte, com’è lecito aspettarsi date le proporzioni e dato l’effettivo di quest’opera ibrida, è quello di essere perlopiù impiegato come un “pianoforte obbligato”, il che può dare al solista l’impressione di avere studiato una partitura di enorme difficoltà senza poter farsi sentire sul serio. Serve un pianista della tempra di Kirill Gerstein per far uscire dall’ombra quest’UFO musicale. Specialista di Busoni, il pianista americano di origine russa si è lanciato nell’avventura, ed il presente album è il riflesso di due concerti dati alla Symphony Hall di Boston nel 2017 sotto la direzione di Sakari Oramo, prima incisione americana di questo concerto in più di trent’anni. Salutata dalla stampa come un «successo trionfale», l’eccezionale prestazione, ormai disponibile al grande pubblico, rende giustizia ad un’opera marginale ed estremamente appassionante. © François Hudry/Qobuz

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Busoni: Piano Concerto

แม็ค โกสินทร์

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1
I. Prologo e Introito: Allegro, dolce e solenne
Kirill Gerstein
00:15:24

Kirill Gerstein, Soloist - Boston Symphony Orchestra, Ensemble - Sakari Oramo, Conductor

(C) 2019 Myrios Classics (P) 2019 Myrios Classics

2
II. Pezzo giocoso: Vivacemente, ma senza fretta
Kirill Gerstein
00:09:13

Kirill Gerstein, Soloist - Boston Symphony Orchestra, Ensemble - Sakari Oramo, Conductor

(C) 2019 Myrios Classics (P) 2019 Myrios Classics

3
III. Pezzo serioso
Kirill Gerstein
00:22:59

Kirill Gerstein, Soloist - Boston Symphony Orchestra, Ensemble - Sakari Oramo, Conductor

(C) 2019 Myrios Classics (P) 2019 Myrios Classics

4
IV. All‘Italiana, Tarantella: Vivace, in un tempo
Kirill Gerstein
00:12:01

Kirill Gerstein, Soloist - Boston Symphony Orchestra, Ensemble - Sakari Oramo, Conductor

(C) 2019 Myrios Classics (P) 2019 Myrios Classics

5
V. Cantico: Largamente
Kirill Gerstein
00:11:48

Kirill Gerstein, Soloist - Boston Symphony Orchestra, Ensemble - Sakari Oramo, Conductor

(C) 2019 Myrios Classics (P) 2019 Myrios Classics

Approfondimenti

È il concerto dei record. Composto fra il 1901 ed il 1904, con una prima in quest’ultimo anno alla vecchia Filarmonica di Berlino sotto la direzione di Karl Muck con il compositore come solista, il Concerto per pianoforte in do maggiore in cinque movimenti di Ferruccio Busoni è il più lungo del repertorio concertante. Più di settanta minuti di musica intensa, con un’orchestrazione e uno stile che devono molto a Brahms così come a Liszt e a qualcun altro, con l’aggiunta di un finale con coro. Simile ad un animale fiabesco, ha dunque qualcosa sia della Fantasia corale op. 80 che della Nona sinfonia di Beethoven, in un’orchestrazione sovrabbondante molto tipica della fine del XIX secolo.
Accolto con ostilità, persino con derisione, questo concerto fantasmagorico non è chiaramente mai riuscito ad imporsi nel repertorio, ed è piuttosto raro ascoltarlo in concerto. A parte il gigantismo di cui è affetto, il concerto è inoltre di una difficoltà diabolica per il solista, che deve incessantemente oscillare fra un’espressione grave e solenne ed un virtuosismo a prova di bomba, che deve esprimersi per più di un’ora, sebbene l’ultimo movimento permetta al pianista di riposarsi un po’. Un Finale che riprende certi temi sentiti nell’arco di tutta l’opera e fa uso dell’ultima scena di un dramma in lode di Allah, Aladdin, scritto dall’autore danese Adam Oehlenschläger.
Il ruolo del pianoforte, com’è lecito aspettarsi date le proporzioni e dato l’effettivo di quest’opera ibrida, è quello di essere perlopiù impiegato come un “pianoforte obbligato”, il che può dare al solista l’impressione di avere studiato una partitura di enorme difficoltà senza poter farsi sentire sul serio. Serve un pianista della tempra di Kirill Gerstein per far uscire dall’ombra quest’UFO musicale. Specialista di Busoni, il pianista americano di origine russa si è lanciato nell’avventura, ed il presente album è il riflesso di due concerti dati alla Symphony Hall di Boston nel 2017 sotto la direzione di Sakari Oramo, prima incisione americana di questo concerto in più di trent’anni. Salutata dalla stampa come un «successo trionfale», l’eccezionale prestazione, ormai disponibile al grande pubblico, rende giustizia ad un’opera marginale ed estremamente appassionante. © François Hudry/Qobuz

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