Bon Voyage

Approfondimenti

Dietro questo nomignolo improbabile di Melody’s Echo Chamber si nasconde la francese Melody Prochet che ha un debole per lo psichedelismo e un dono melodico alquanto naturale. Per trasformare i suoi sogni più folli sul suo primo album pubblicato nel 2012, la signorina si era servita della collaborazione di Kevin Parker, mente dei Tame Impala e allora uomo della sua vita. All’inizio, la pop aspra e caleidoscopica di questa cantante dalla voce d’elfo si destreggiava, con una grazia alquanto sorprendente, tra gli universi di Hope Sandoval (Mazzy Star), Laetitia Sadier (Stereolab), Trish Keenan (Broadcast) e perfino Claudine Longet. Si percepiva in particolare l’impronta esperta di Parker… Sei anni dopo, Melody’s Echo Chamber ha infine un seguito. Separatasi definitivamente dal leader dei Tame Impala, Prochet ritorna da molto lontano dopo essere stata vittima di un grave incidente. È facile immaginare come questi due eventi siano stati fonte di ispirazione per questo secondo album. Per Bon voyage, si è circondata di nuovi complici. Tre membri del gruppo Dungen, degli svedesi anch’essi inclini al psichedelismo ma anche al rock progressivo: Gustav Ejstes, Reine Fiske e Johan Holmegard. Il risultato, abbastanza breve, (poco più di 30 minuti), si rivela essere meno monolitico della sua prima opera. Ma le tessiture sonore proposte, più varie appunto, non le impediscono di mantenere una rotta particolarmente personale. Un’atmosfera generale sempre incantatrice e un tantino misteriosa. E nonostante le parole in inglese, o principalmente in francese, e addirittura in norvegese, Melody Prochet rafforza in questo modo quella personalità musicale che si è plasmata. © Max Dembo/Qobuz