Qobuzissime per “Planet”, il magnifico album di debutto del pianista dell'Azerbaigian, che mescola sapientemente jazz, folk e classica...

In un mondo che ama così tanto la semplificazione, Isfar Sarabski potrebbe facilmente venire etichettato come il “Tigran dell'Azerbaijan”. Eppure il pianista nato a Baku non è proprio una fotocopia del suo collega armeno. Anche se proviene dal cosiddetto “Est”. Anche se non ascolta solo jazz. E anche se la musica popolare dei suoi antenati contamina la sua... Ma Isfar Sarabski non è altri che Isfar Sarabski. Il suo primo album, Planet (premiato con un Qobuzissime!) è visceralmente jazz. Nel suo approccio all'improvvisazione. Negli scambi che Sarabski intreccia con l'impeccabile sezione ritmica composta da due stelle americane, il batterista Mark Guiliana e il bassista Alan Hampton. E nel modo in cui gestisce lo spazio all'interno della sua musica.  

Isfar Sarabski “Planet” (Official Music Video)

Isfar Sarabski

  Studente del prestigioso Berklee College of Music e vincitore del Concorso Internazionale del Montreux Jazz Festival nel 2009, lo stile musicale del trentenne azero talvolta può essere accostato quello di Brad Mehldau - e la presenza di Guiliana contribuisce al paragone - ma si avventura anche nel classico approccio minimalista della scuola Nils Frahm/Max Richter/Ólafur Arnalds... La partecipazione del Main Strings Ensemble e del Baku Strings Quartet mostra ancor di più che questi paragoni sono più vicini a delle sensazioni che a vere e proprie filiazioni. C'è da dire inoltre che Isfar Sarabski ha un forte senso della narrazione, e dimostra di nutrire un rispetto per la tradizione mugham (un mix di jazz e di musica tradizionale azera resa popolare dal defunto Vagif Mustafazadeh): sui brani The Edge e Novruz ha invitato Shahriyar Imanov, un suonatore di târ, un liuto dal lungo manico tipico della cultura musicale dell’Azerbaijan.  

Isfar Sarabski "Novruz" (official music video)

Isfar Sarabski

``   E anche quando si diverte a rivisitare un'aria del Lago dei cigni di Tchaikovsky (con Swan Lake), apporta un gusto molto personale. Quando si lascia il Planet Sarabski resta il desiderio di ritornarvi il più presto possibile. Un pianeta che merita di essere esplorato più accuratamente: questo bell'album acustico non mostra tutta la tavolozza di colori del suo autore, che nel tempo libero è anche un manipolatore elettronico... © Marc Zisman/Qobuz

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