Eydís Evensen, calma e tempesta

In 44 minuti, quasi la storia di una vita... Il primo album di Eydís Evensen attinge a piene mani da tutti e 27 gli anni che la compositrice e pianista islandese ha trascorso sulla terra. Registrato a Reykjavik, negli studi Greenhouse di Valgeir Sigurðsson (che ha lavorato, tra gli altri, con Björk, Nico Muhly, CocoRosie e Ben Frost), Bylur è un bellissimo album di tredici pezzi per pianoforte, archi e ottoni, alcuni dei quali sono stati composti quando la Evensen era una bambina. Un vero e proprio autoritratto musicale che illumina la scena neoclassica, dove già si contendono il posto molti eccezionali interpreti, come Max Richter, Nils Frahm, Ólafur Arnalds, Jóhann Jóhannsson, Jean-Michel Blais e molti altri...  

  Bylur prende il suo nome dalla parola che gli islandesi usano per indicare le tempeste di neve, spesso aspre e difficili, ma anche meravigliose. Una grande gamma di emozioni attraversa questo disco introspettivo, costantemente sostenuto da un intenso senso di narrazione. Un album che testimonia non solo l'impatto che queste condizioni naturali estreme hanno avuto sull'infanzia di Eydís Evensen, ma anche il tumulto personale che ha dovuto affrontare quando ha deciso di lasciare l'Islanda, prima per arrivare a Londra e in seguito a New York. E con grande pathos, il caos interiore che ha vissuto si riflette nel suo pianoforte. Che le sequenze siano sensuali e romantiche o molto tese e cupe, ogni sequenza di note, ogni singola melodia prende per mano e ipnotizza chi la ascolta.  

  È difficile resistere a una così pura bellezza. Tanto più che Bylur spesso guarda oltre i codici neoclassici o postclassici. Come su Circulation, con i suoi violini che sembrano usciti dall'universo di un Michael Nyman. O su Midnight Moon, l'unica traccia vocale dell'album, nella quale ha invitato una sua connazionale, la cantante Guðrún Eyfjörð, alias GDRN. Interludi che arricchiscono questo viaggio emotivo estremamente emozionante... © Marc Zisman/Qobuz  

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