Il componente dei Flatbush Zombies pubblica il suo primo album da solista, decisamente rap, ma che pesca anche dal soul, dal funk e dal passato della musica nera americana, per un’opera caratterizzata da una grande ricchezza di materiale sonoro.

Premiato con un meritatissimo Qobuzissime, I’ve Never Been Here Before sarà anche l’album di debutto di Erick The Architect, ma non rappresenta affatto l’inizio della sua carriera da musicista, tanto meno della sua carriera come solista. A 35 anni, il proteiforme rapper americano vanta già un’affascinante discografia, costruita come membro dei Flatbush Zombies, un gruppo rappresentante della scena rap alternativa di Brooklyn e punto di riferimento del genere per quasi quindici anni. All’inizio degli anni 2010, Erick The Architect (al secolo Erick Elliott) ha pubblicato vari mixtape, seguiti da una serie di acclamati progetti strumentali, ARCstrumentals: Vol. 1 e ARCstrumentals: Vol. 2, in cui ha messo in mostra il suo talento di beatmaker, prima del suo progetto solista più completo, Future Proof, un EP pubblicato nel 2021 che già racchiudeva le sue capacità e il suo desiderio di distaccarsi dal mondo accademico. Con questo nuovo album ha fatto un ulteriore salto di qualità, in termini di impatto e audacia musicale.

Erick the Architect - Parkour (produced by James Blake) (Official Video)

Erick the Architect

I’ve Never Been Here Before è un album solista frutto di un lavoro collettivo. L’artista moltiplica le fonti musicali, come se tutto fosse utile a formare un’unica spina dorsale, conservando l’aspetto variegato e le riflessioni che caratterizzano il suo passato artistico. In questo lavoro, Erick The Architect è certamente meno allegro e molto più intimista di quando non lo sia stato con i colleghi Flatbush Zombies: sa come rallentare il ritmo e renderlo più morbido, a volte usando una voce che sembra uscire da un brutto incubo, per poi diventare luminosa pochi istanti dopo, ma senza cercare di rompere gli schemi. L’intero album è equilibrato pur contenendo mood alternati, influenze funk, arrangiamenti ambiziosi, voci dall’ombra accompagnate da wah-wah o chitarre fuzz su Ezekiel’s Wheel (un duetto con il Papa del P-Funk, George Clinton). Poi si torna a un rap più diretto, soprattutto negli strumentali di Kealin Ellis, che combinano abilmente batteria acustica e drum machine.

Erick the Architect - Instincts ft. WESTSIDE BOOGIE (Official Video)

Erick the Architect

Un album da rapper, certo, ma anche da produttore. Erick The Architect lascia ampio spazio ai suoi ospiti, in particolare nella traccia fiume Breaking Point, dove la cantante neo-soul Baby Rose svolge il ruolo di protagonista, con il rapper che si fa da parte per fornire una sorta di co-produzione, aggiungendo cori discreti, una strofa perfettamente in linea con le emozioni mostrate dalla sua ospite. Un chiaro desiderio di non limitarsi al ruolo di protagonista.

Erick the Architect - 2-3 Zone (produced by James Blake) (Official Music Video)

Erick the Architect

Inoltre, Erick The Architect fa un forte e riuscito richiamo alle sue origini giamaicane - che condivide con gli altri membri del suo gruppo – con il brano dancehall destrutturato Beef Party (con Boy Boy), e chiude I’ve Never Been Here Before con la rilassante e ottimista Liberate. L’artista ha creato un riuscito album rap che si nutre dell’ambiente circostante accogliendo tutto ciò che lo circonda e, nella vecchia tradizione del genere, ne restituisce tutta la bellezza, modernizzandone al contempo il paradigma. Un album avvincente e foriero di una carriera solista ricca e colma di speranza.