Un disco atipico, inaspettato. Un disco clamorosamente fuori moda. Un disco dove però la scrittura e la competenza di Max Tozzi, dando vita al collettivo Stereonoon, riporta il pop italiano in territori che varrebbe la pena (ri)prendere a frequentare

Questo disco è un panda. In Italia il pop sta vivendo un momento felicissimo, nel momento in cui ha deciso di succhiare la linfa dell’indie (…e la scena indipendente è stata ben felice di farsela succhiare, passando finalmente dagli scantinati e dai concerti di fronte a pochi aficionados ai lussi da major, palasport e follower sui social network). Tutti si sono messi a cantare in italiano con testi generazionali e microquotidiani, tutti si sono messi a rifare musicalmente il verso in un modo o nell’altro a Battisti, tutti hanno deciso di puntare su una musica che non ha più nulla della edginess anni ’90 e nemmeno nulla dei richiami in striatura black all’acid jazz / soul (quelli che hanno segnato la fortuna di una serie di nomi forti del pop, da Raf a Giorgia passando per lo stesso Jovanotti). Si va tutti in un’altra direzione. Per nulla ostinata e contraria. Ma è comprensibile.  

Stereonoon - Matter of Geography

stereonoon

  È tuttavia paradossale che il leader di un progetto che aveva seguito, prima di altri, la corrente oggi dominante sia, lui sì, ostinato e contrario. Max Tozzi, coi suoi Cinemavolta, aveva infatti percorso ante litteram la strada che ha fatto segnare oggi il successo di gruppi come Ex-Otago ed altri ancora (successo che è arrivato quando si è abbandonata la ruspanteria indipendente, e ci si sono scientificamente accomodati su stilemi più funzionali e funzionanti); i Cinemavolta però come esperienza sono sfioriti – le fortune commerciali non decollarono mai, nonostante il patrocinio di Max Casacci e di Casasonica a metà anni ’10 – e Tozzi da musicista preparato qual è si è tramutato in affidabile turnista e compositore di colonne sonore. Per fortuna si è ritagliato sempre la possibilità di esprimersi mettendosi nella cabina di pilotaggio musicale. E nel collettivo fondato assiema alla voce di Anna Polinari, a nome Stereonoon, si è preso davvero la soddisfazione di fare non quello che funziona, ma quello che vuole fare: a costo di essere desincronizzato coi tempi. I tempi odierni del pop italiano d’autore.  

Stereonoon - Everyone Says (OFFICIAL VIDEO) | Digital Noises

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  Quanta qualità però, in Places We Can Go Hide. Davvero tanta. Quanta raffinatezza nella scrittura, con una competenza armonica decisamente sopra la media (debitrice del nu soul alla Erykah Badu o della scena West London di taglio jazz/breakbeat). Quanta pulizia, nel cercare sempre l’arrangiamento più semplice ed efficace senza inutili toccate di gomito ed orpelli attira-radio. Quanto equilibrio nell’utilizzare i vari compagni di viaggio (a partire da quel Xantoné Blacq in passato più volte a fianco di una signora di nome Amy Winehouse).  

SO WELL - Stereonoon (LIVE SESSION) | Digital Noises

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  La scelta di cantare in inglese (una regola nella scena indipendente più puntuta degli anni ’90 e primi 2000, un autogol evitato quasi sempre come la peste poi) chiaramente penalizza, perché forse pochi capiranno che Tozzi è in questo momento uno dei più raffinati autori di pop presenti in Italia, con una facilità e felicità di scrittura che lo porta ad essere ben sopra la media (e la medietà). Merita di essere scoperto ed apprezzato, questo Places We Can Go Hide: gemme come So Well, l’iniziale 18th of July, poi ancora I Don’t Mean o Inside The Reflections, o anche la Sun Rays Your Skin che appena inizia ad odorare un po’ di prevedibilità mette in campo dei tocchi di alta classe, hanno tutto per raggiungere stabilmente la vostra alta rotazione, se siete in cerca di un pop fatto bene e che finalmente recuperi in filigrana un po’ di eleganza black. Cosa che oggi pare non voler fare nessuno, diciamo in attesa di tempi più propizi (e lasciando la bandiera della blackness solo all’hip hop o alla trap o all’r’n’b internazionali o alla sue imitazioni locali, andando spesso difficilmente al di là della copia carbone dei modelli originali). Questo disco è un panda, e merita il vostro affetto e la vostra attenzione. @ Damir Ivic/Qobuz

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