Selah Sue, una rinascita

Nell’arco di tredici anni, Selah Sue ha pubblicato solo tre album. È vero che ha messo in pausa la sua carriera per dedicarsi al suo ruolo di neo-mamma, e successivamente per una depressione. Ma la soul sister belga è sempre tornata con la voglia di provare cose nuove, per dimostrare che la sua incredibile voce è ancora una fonte di molte idee. E Persona ne è un chiaro esempio.  

  Con l’aiuto di suo marito, il tastierista Joachim Saerens, e del produttore Matt Parad, presenta un disco formidabile, dimostrando di essere capace di esternare le sue inquietudini, i suoi dubbi e la complessità dell’amore attraverso l’utilizzo di stili musicali radicalmente diversi. Il singolo Wanted You to Know, un duetto con il suo compatriota Damso, è solo un piccolo assaggio della sua grande versatilità. Anche nei temi più classici Selah Sue trova il guizzo di originalità, senza mai cedere alle scorciatoie più banali. Il miglior esempio di questa attitudine è il brano All the Way Down, una struggente fuga soul che in altre mani sarebbe risultata banale, qui viene brillantemente eseguita.  

  Tutto sembra essere un terreno di gioco: la batteria offbeat di Catch My Drift, gli stessi colori da dancehall dei suoi esordi su Kingdom, i suoni trap su Hurray o i pianoforti dolcemente distorti di Pills... Persona è un album ricco e passa attraverso molti stati, proprio come la sua autrice. © Brice Miclet/Qobuz  

  Nel 2015, Qobuz ha incontrato Selah Sue in occasione dell'uscita del suo album Reason per un’intervista e una session in esclusiva. Da recuperare:  

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