Qobuzissime per l'album Strauss e Wagner del giovane soprano norvegese...

Nata in un paesino norvegese nel 1987 (e dunque immancabilmente paragonata alla sua lontana compatriota Kirsten Flagstad), il soprano Lise Davidsen sembra fatto per incarnare le eroine wagneriane e straussiane.

Per il suo primo disco presso Decca, etichetta per la quale ha firmato un contratto esclusivo, ha scelto di presentare diversi aspetti femminili nei tratti vocali di Elisabeth (Tannhäuser), di Arianna (Arianna a Naxos) e di… Pauline, la moglie beneamata di Richard Strauss alla quale ha consacrato numerosi Lieder a partire dal suo opus 27, il ciclo del 1894 offerto a sua moglie come regalo di matrimonio, fino agli ultimi Vier letzte Lieder («quattro ultimi Lieder») del 1948. Sotto l’agile bacchetta di Esa-Pekka Salonen, la Philharmonia Orchestra sposa la voce del soprano norvegese con finezza e eleganza.

È chiaro, questo album dal programma minuziosamente strutturato oscilla tra la giovinezza e la vecchiaia dove si aggirano i fantasmi e la morte. Ci si può chiedere come è possibile esprimere la mortalità quando si ha trent’anni, un timbro potente, una salute raggiante e tutta una vita davanti. La risposta si trova nella voce di Lise Davidsen che si innalza insieme alle allodole come una promessa di immortalità, quella della musica dell’ultimo Strauss con lo sguardo rivolto verso il passato in un’Europa in rovina.

Scoperto nel 1984, dopo la morte della sua dedicataria, la cantatrice Maria Jeritza, che lo aveva conservato segretamente, Malven è davvero «l’ultimo Lied» di Richard Strauss. Con un tono più leggero rispetto ai Vier letzte Lieder, ai quali doveva forse appartenere, è qui presentato in un’orchestrazione di Wolfgang Rihm. © François Hudry/Qobuz

Lise Davidsen - Strauss: Vier letzte Lieder, 2. September | Yellow Lounge

Deutsche Grammophon - DG

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