Tradizioni Mandingo e incroci urbani, canti ancestrali di griot e orchestre di danza all’indomani dell’indipendenza: l’albero genealogico delle musiche del Mali ha radici profonde, rami rigogliosi e linfa viva. Riscontro su una storia appassionante.

Per individuare le radici della musica del Mali contemporaneo, bisogna risalire all’epoca in cui il territorio si trovava al centro del vasto Impero del Mandé, che comprendeva le attuali Guinea e Guinea-Bissau, il sud del Senegal, una parte del Niger, il Burkina Faso e il Gambia. L’impero fu fondato nel XIII secolo, sulle rovine dell’Impero del Ghana, da Sundjata Keïta, nobile eroe le cui gesta sono state tramandate nei secoli dai griot, anche noti come djeli. Questa casta è depositaria della storia, della poesia e della musica della civiltà Mandingo, e le trasmette oralmente di generazione in generazione. Consiglieri dei potenti, di cui cantano le lodi, i griot sono al centro della società. Svolgono i ruoli di genealogisti, insegnanti, ambasciatori, portavoce e maestri di cerimonie. Kouyaté, Diabaté, Coulibaly, Sissoko, Koné e Seck sono alcune delle famiglie più estese di griot. Cantanti e musicisti, suonano il balafon (antenato dello xilofono), la kora (arpa a 21 corde) e lo n’goni. Usato da solo, il termine “n’goni” designa un piccolo liuto a 4 corde di 70 cm circa; il kamele n’goni è l’arpa liuto dei giovani, che può avere 6 o 12 corde, ed il donso n’goni è l’arpa liuto dei cacciatori. Il numero delle sue corde va da 6 a 8 ed il suo manico termina con una parte in ferro, con anelli incastonati, le cui vibrazioni segnano il ritmo. Questi strumenti, che cambiano a seconda delle zone e delle etnie, accompagnano spesso il canto o vengono suonati in orchestra, ma la kora può essere usata senza accompagnamento.

Con il cugino Mamadou Diabaté, il cui disco Douga Mansa gli è valso un Grammy Award nel 2010, Toumani Diabaté e Ballaké Sissoko sono i più noti virtuosi della kora. Nel 1970 i loro padri, Sidiki Diabaté e Djelimady Sissoko, hanno realizzato la prima incisione dedicata a questo strumento. Intitolato Cordes anciennes (Corde antiche), il disco fece scoprire al pubblico occidentale la raffinatezza della loro musica sapiente e cristallina. In celebrazione dell’evento, nel 1997 Toumani e Ballaké registrarono Nouvelles cordes anciennes (Nuove corde antiche). I cantanti griot, estremamente famosi in terra Mandingo, sentono raramente la necessità di tentare la fortuna altrove. Tuttavia, nel corso degli anni, alcuni djeli, fra cui Kassé Mady Diabaté, Kandia Kouyaté e Bako Dagnon, hanno partecipato a progetti internazionali, come l’opera Mandingo Mandekalou che, nel 2004, ha narrato l’epopea di Sundjata Keïta. Le tradizioni e le musiche dei griot sono vive ancora oggi, ma, influenzate dagli apporti esterni, si sono spesso trasformate in seguito al contatto con il mondo contemporaneo.