5 album da rivitalizzare consigliati da Antonio Gaudino specificatamente per l’ascolto in cuffia.

Se la notte non dormi e sei un music lover, che fai? Surfi sulle ali dell’onda musicale più grande (se non immensa, certamente ridondante). Un’onda di qualità dove puoi fare zapping o cullarti con un intero album che, se ti piace, puoi anche acquistare in digitale e scaricare alla massima risoluzione disponibile… Insomma, indossi la cuffia e vai su Qobuz e ci stai un gran bene seguendo il corso musicale dei tuoi eventi…   Dino Rubino - Gesuè

(Tǔk Music, 2022)

Uno degli artisti più completi e interessanti della Tǔk Music di Paolo Fresu, torna sul mercato con questo sesto album che potremmo definire una “pepita”, nel vero senso della parola. Rubino è un pianista straordinario, fuori dagli schemi, oltre ad essere un trombettista eccellente, e ci regala un lavoro nuovo ma che prosegue nelle sonorità lievi e di lenta costruzione del percorso iniziato alcuni anni fa. È come se ogni album fosse un tassello di un puzzle da completare, per questo Gesuè sembra chiudere un cerchio che definire jazz è limitativo: queste sono composizioni talmente intime e personali che possiamo definire il suono di Dino Rubino, senza vestirlo di un genere definito. Per capire meglio il tutto, ci affidiamo alle parole dell’artista stesso: “Questo disco e questo progetto sono una dedica a mio padre. Non è stata una cosa premedita, è capitato. Solitamente, dopo aver scritto un brano, vado in studio, lo registro e solo dopo, in un secondo momento, decido il nome da dargli. In questo caso è stato il contrario. Ero a casa e, appena finito di scrivere il brano, mi è venuto in mente mio padre. La sensazione è stata così forte e così chiara che non ho esitato un attimo nella scelta del nome. Da qui, la voglia di andare in studio e di metter su un progetto. Un omaggio involontario quindi, ma per me obbligatorio, che è una sentita dedica a mio padre: Gesuè”.

Undici brani che compongono l’album, tutti firmati dallo stesso Rubino tranne l’ultimo, dove troviamo un omaggio a Tenco, che Dino rilegge e restituisce fresco e intatto, con Un giorno dopo l’altro. Album di rara bellezza.   Joni Mitchell - Both Sides Now

(Reprise, 2000)

Se parliamo di grandi artisti, non c’è persona di talento più enigmatica e misteriosa della canadese. Tra le migliori 50 cantanti donne del ’900 musicale, possiamo considerare Joni come il contrappunto femminile di Bob Dylan, per la prolificità e le altitudini di poesia raggiunte nell’arco di una carriera straordinaria, dove ha tradotto e insegnato a confrontarsi con le emozioni milioni di fan in tutto il mondo. Both Sides Now è una meraviglia musicale che fa capolino nel 2000 e, a distanza di ventidue anni, è ancora oggi una delle cose più belle e mature che la Mitchell ci ha donato nell’arco della sua lunga carriera percorsa e segnata da grandi lavori. L’album conosce atmosfere decisamente tristi, in taluni passaggi ma è una tristezza vaga, di una solitudine che la Mitchell ha sempre amato frequentare, nei suoi percorsi musicali: Joni è sempre stata attratta dall'immagine dello “smokey lounge” a tarda notte, quello in cui l'artista lascia il palco, può prendere uno stand, bere un drink e leggere e starsene in silenzio in una pausa mentale senza essere disturbata… Nel suo ventesimo album, Joni rinuncia a sconfinare nel jazz per favorire l'interpretazione del miglior pop americano più tradizionale. Un progetto sottolineato della London Symphony Orchestra, insieme ad artisti del calibro di Wayne Shorter (sax soprano e tenore), Mark Isham (tromba), Herbie Hancock (piano), Chuck Berghofer (basso) e Peter Erskine (batteria). Grazie Lady of the Canyon.   Chico Buarque - Francisco

(Bmg, 1988)

L’album Francisco di Chico Buarque rappresenta forse il primo vero della maturità del cantautore. Per gli amanti del Buarque della prima ora, l’album potrebbe sembrare deludente a causa della poesia e delle sonorità ricercate ma rare di quel ritmo samba e bossa che hanno sempre contraddistinto i lavori del brasiliano. Tuttavia, la sonorità, l'armonia e la melodia dell'autore sono sempre più complesse, una crescita musicale rilevante che possiamo paragonare al cambio di marcia di Ivano Fossati in Italia: di spessore artistico imponente. I testi di As minhas meninas e Todo o sentimento sono intensi ed emotivi, che possiamo tranquillamente definire estremamente belli. Le canzoni Uma menina ed Estação Derradeira sono interconnesse, raccontando, la prima, una Rio de Janeiro così violenta (parla della storia di una ragazza colpita da un proiettile vagante che la uccide) mentre la seconda narra di una città paradossale, con la sua bellezza ma con persone decisamente corrotte. Il resto dell’album è arricchito da canzoni autobiografiche, corrispondenti alla maturità di Chico al tempo. È l'ultimo album realizzato con un team di musicisti non ancora sotto la genialità produttiva di Luiz Claudio Ramos, che ha segnato gli album usciti dal 1989 in poi, ma la musica, come già sottolineato, è più complessa ma piacevole tanto da consumare il vinile di questo lavoro dedicato a se stesso.   Danilo Pérez - Crisalida

(Mack Avenue, 2022)

Il pianista, compositore e membro del Wayne Shorter Quartet, il panamense Danilo Pérez, vincitore di un Grammy, ci regala in questa nuova fatica, un acquerello di una propria idea di musica world idealistica, intrisa di musica latina, classica e da camera, con lampi e improvvisazioni di grande jazz, con l’aggiunta di momenti corali attraverso la sua nuova band, i The Global Messengers. Va detto che questo è un album dal suono molto diverso da qualsiasi altro lavoro precedente di Pérez, è un’opera con sfocatura - usando un termine fotografico - con il più alto degli obiettivi possibili: riassumere il suo jazz attuale, senza dimenticare quanto di buono fatto in precedenza. Pérez commenta il tema dell'album, con estrema chiarezza: “Immagino Crisálida come uno spazio protetto in cui ci riuniamo tutti, sia che affrontiamo problemi di immigrazione, cambiamento climatico, giustizia ambientale, scienza, interconnessione di diverse forme d'arte. Dobbiamo lavorare insieme per costruire la nostra nuova ‘crisálida’ che, per me, è lo stato di protezione emotivo, mentale e fisico nel nostro sviluppo primordiale”. L'album contiene due suite magnifiche e convincenti: La Muralla (Glass Walls) Suite in quattro parti nella prima metà dell’album e Fronteras (Borders) Suite, le altre quattro parti nel lato B con i nuovi Global Messengers, composti da alunni del Global Jazz Institute del Berklee College of Music, che possiamo paragonare all’Orchestra delle Nazioni Unite di Dizzy Gillespie, che ha contribuito a lanciare la carriera internazionale di Pérez. I Global Messengers sono il riassunto multiculturale che comprende il percussionista Tareq Rantisi (Palestina), il suonatore di laouto Vasilis Kostas (Grecia), il violinista e cantante Layth Sidiq (Iraq, Giordania), il violoncellista Naseem Alatrash (Palestina) e il cantante Farayi Malek (Stati Uniti). Molti ospiti di varie etnie musicali ma con un solo scopo: partecipare a questo album importante quanto bello.   Miles Davis - E.S.P.

(Columbia, 1965)

Quando si ascolta questo album di Miles Davis viene spontaneo ricollegare i lavori di Wayne Shorter e Herbie Hancock per Blue Note dello stesso periodo, per capire la scelta di Miles per questo “esperimento”, da cui prende il titolo. È musica raffinata, così raffinata che potrebbe essere un'ottima colonna sonora per qualche film importante, magari ispirato dai romanzi di Murakami, ma questo accade per associazione di idee non nella realtà del tempo e dei nostri giorni. E.S.P., pubblicato nel 1965, è il primo di sei album in studio realizzati dal secondo grande quintetto di Davis tra il 1965 e il 1968. L'SGQ (Second Great Quartet) è nato dalla decisione di John Coltrane di lasciare il precedente quintetto di Davis, dove i membri erano Wynton Kelly, Paul Chambers e Jimmy Cobb. Nel decennio successivo, Davis ha costruito un suono radicalmente diverso. Nel 1963 scelse Herbie Hancock (tastiere), Ron Carter (basso) e Tony Williams (batteria), con il sassofonista e compositore Wayne Shorter che si unì alla band alla fine del 1964. Il gruppo incorporò il suono nuovo ispirato da Coltrane e Ornette Coleman in quella che chiamarono "libertà controllata": un amalgama di bop e free che sfociava in una nuova forma di improvvisazione che sfidava i fan del jazz tradizionale con espressioni sonore inattese. Mentre il quintetto sviluppava un suo stile, in alcune composizioni erano molto simili a un crone del jazz mainstream della metà degli anni ’60, la musica abbracciava metodi compositivi inusitati, per l'epoca. Gran parte di ciò che conosciamo come “ECM Sound” affonda le sue radici in questo grande album. Di questo gioiello oggi è in uscita un vinile con set apribile da 180g 2LP di S-HQ che deriva da un nastro originale di prima generazione. Indispensabile!