Il lavoro di Ásgeir potrebbe essere definito "musica pop isolana". Isolana nel senso letterale del termine, dato che il giovane cantautore islandese ha creato il suo quarto album, Time On My Hands, nella sua terra natìa (per lo più nel suo studio casalingo - in pratica, un'isola nell'isola). I testi sono racconti poetici che evocano con forza alcuni dei paesaggi più scuri e rarefatti dell'Islanda. È bene ricordare che Ásgeir deve molto del suo background proprio a suo padre, Einar Georg Einarsson, è uno dei poeti più famosi del Paese (e l'autore di quattro brani dell'album). Questo background si può ritrovare, ad esempio, nelle ballate Waiting Room e Golden Hour, che parlano di ricordi di suggestive passeggiate lungo i laghi e attraverso le foreste.
Ásgeir - Borderland
ÁsgeirInoltre, Ásgeir considera la musica come se fosse davvero un'isola a sé stante. Un'isola che non è solo uno spazio utopico e autosufficiente ma anche un luogo privo di sbocchi, che genera sete di libertà. Quest'ultima è espressa dall'audacia che il musicista si concede assemblando suoni sia elettronici che acustici (con una notevole presenza di fiati). E come riflesso del paradosso dell'isola, il suo stile è dettato da una doppia necessità: quella di creare un pop energico e melodico, ma con un lato più introspettivo, intimo e malinconico. In Time On My Hands, questa energia si sprigiona attraverso un lavoro particolarmente ricercato sulle percussioni, mentre l'introspezione è distillata attraverso alcune bellissime texture electro create con sintetizzatori vintage, come il Korg Delta o il Memorymoog. © Nicolas Magenham/Qobuz
Ásgeir - Snowblind
ÁsgeirNel 2014, in occasione dell'uscita di In The Silence (un disco premiato con un Qobuzissime!), Qobuz ha incontrato Ásgeir per un'intervista e una sessione esclusiva. Da recuperare:
Asgeir : interview et session Qobuz
Qobuz