Durante una sosta a Oslo, la star britannica dell’electro pubblica un affascinante album extraterrestre che ha concepito assieme a Lasse Marhaug, una sorta di scienziato norvegese del noise...

Stremata dal tour successivo all’uscita del suo (eccellente) album Inner Song nel 2020, l’astro nascente della scena elettronica britannica Kelly Lee Owens ha deciso di partire, all’improvviso, per Oslo, la prima destinazione disponibile quando è arrivata all’aeroporto. Lì, si è unita a Lasse Marhaug, collega di etichetta, la Smalltown Supersound. Figura della scena noise e sperimentale norvegese, collaboratore dei Sunn O))) (nel loro album live Dømkirke registrato nella cattedrale di Bergen nel 2008), Marhaug vive a Bodø, una piccola città appena sopra il Circolo Polare Artico. Insieme, hanno concettualizzato un album con l’intenzione di unire la produzione industriale alla Throbbing Gristle con le voci celtiche nello stile della star irlandese Enya.  

One

Kelly Lee Owens

  Un album che inizia esattamente come ci si potrebbe aspettare, con cinque minuti ipnotici durante i quali Owens ripete “Release” su un beat e un basso industrial. Tutto il resto è altrettanto sperimentale, con la sovrapposizione di droni e canti mistici, tra la luminosa Anadlu o la più contrastata S.O (2), che ricorda inevitabilmente Björk.  

Olga

Kelly Lee Owens

  Marhaug inserisce alcuni deliziosi trucchi di produzione, come quei frammenti sonori che fanno fremere le orecchie su Quickening, o le modulazioni di One. Dal canto suo, Kelly Lee Owens (probabilmente ispirata dalla natura che la circondava) chiude LP.8 con il messaggio ecologista di Sonic 8, una sorta di “wake up call” su uno sottofondo drill sintetico. © Smaël Bouaici/Qobuz  

Sonic 8

Kelly Lee Owens

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