Può un disco che ricalca al millimetro canoni estetici di venti, trent’anni fa risultare contemporaneo? Sì. Oggi, anche nella musica hip hop. Come spiega perfettamente questo “4 MANI” sfornato da Inoki e Dj Shocca.

Molti di voi che state leggendo avrete con ogni probabilità un’età sufficiente per ricordare quando l’hip hop era la novità, era cioè una musica di rottura, nuova ed inedita, ed era qualcosa che scandalizzava sì i benpensanti ma anche gli appassionati più ruvidi del rock (Walk This Way e il conseguente video, con l’ostilità iniziale degli appassionati di rock verso il rap dei Run DMC, non erano un caso) o del pop mainstream più sofisticato: il destino insomma che accompagna ogni musica “nuova” – anche per house e techno sarà infatti così – e che ha sempre bisogno di molti anni per essere normalizzato, digerito, venendo prima attaccato e svilito come “non musica”. Però accade. Accade sempre. La normalizzazione arriva. La canonizzazione arriva. E la “non musica” non solo diventa “musica”, ma da un certo momento in poi può anche permettersi di guardare al passato pur agendo nel presente senza che nessuno abbia alcunchè da obiettare, come succede ai generi più nobili Che questo non sia un male, che l’hip hop insomma si possa permettere questo status cronologicamente "aumentato", è dimostrato da questo 4 MANI a firma Inoki (microfono) e Dj Shocca (campionatore e giradischi): un disco del 2022 che pare uscito dritto dritto dagli anni ’90 del Bronx o del Queens newyorkese, dalle mani insomma di un Dj Premier o di un Pete Rock. Potrebbe quindi essere datato, potrebbe quindi essere una operazione meramente nostalgica e derivativa: ma quando le cose sono fatte bene, superano benissimo il test del tempo così come del gusto o dell’originalità. E Dj Shocca le cose le sa fare bene eccome. Ne è pienamente consapevole, così come è consapevole che il suo campo d’elezione come producer sia esattamente quel perimetro lì: l’East Coast hip hop degli anni ’90. Lì infatti sta, da lì non si muove. Lì sa che può fare, ancora oggi come allora, la differenza.  

INOKI & DJ Shocca - 4 MANI TALK - presentazione del nuovo disco, con Carlo Pastore

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  4 MANI suona infatti freschissimo, nonostante i riferimenti stilistici guardino ad ormai più di vent’anni fa. Nemmeno per un attimo dà l’idea di essere qualcosa di polveroso, sorpassato, meramente citazionista. In maniera veramente asciutta, si confà alla perfezione alle rime di Inoki al microfono. Ecco, anche quest’ultimo è un figlio artisticamente parlando dell’hip hop anni ’90, ma ha dimostrato col suo ultimo lavoro solista – il validissimo Medio Ego – di saper pure giocare su territori ed accenti ritmico-sonori più contemporanei. Riportato però “a casa” dal tocco vintage di Shocca non solo non perde incisività rispetto alle sue sortite più moderniste, ma anzi probabilmente trova l’equilibro perfetto tra metrica e contenuto. Breve (meno di mezz’ora) ma essenziale ed efficace, 4 MANI è un lavoro da manuale: dimostra come ormai anche l’hip hop sia entrato nel campo della musealizzazione “viva” e della possibilità di risultare contemporaneo anche quando cita alla lettera il se stesso di venti, trent’anni addietro. E’ successo al rock, sta succedendo sotto molti punti di vista anche all’elettronica dance (che sempre più spesso e volentieri si rifugia in citazioni da primi anni ’90), sta succedendo all’hip hop. Il discrimine è il solito: se le cose sono fatte bene e con grande competenza, il risultato riesce ad essere fresco ed intenso anche nel 2022. Se invece sono fatte con poca passione e poca incisività, è solo stanco e ruffiano revival. © Damir Ivic/Qobuz

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