Da quando, negli anni ‘90, le loro cassette hanno fatto da colonna sonora alle rivolte tuareg, Tinariwen è il simbolo moderno della cultura Kel tamasheq (tuareg). Fondato negli anni ‘80 da Ibrahim ag Alhabib, Hassan ag Touhami e il defunto Intayaden ag Ablil, Tinariwen è prima di tutto una famiglia i cui membri vanno e vengono a seconda dei bisogni e delle voglie, piuttosto che un gruppo fisso. La loro musica, che accompagna una poesia profonda e nostalgica, coniuga basi melodiche tradizionali, influenze arabe e ritmi che attingono alle stesse radici del blues-rock americano.
Il gruppo Lo’Jo di Angers, città gemellata con la capitale del Mali, è il primo a farne la conoscenza in Occidente. Hanno prodotto il loro primo album con il contributo del realizzatore e chitarrista inglese Justin Adams, compagno di viaggio di Robert Plant e metà del duo Juju. I loro ipnotici riff di chitarra e le loro languide canzoni conquistano in fretta l’aristocrazia del rock di ieri, come quello di oggi.
Fin dagli albori della loro carriera internazionale, collezionano fan di prestigio. Robert Plant o Carlos Santana li hanno talvolta raggiunti sul palco. Il cantante dei Radiohead, Thom Yorke, ammette di essersi ispirato a loro mentre componeva il suo album da solista The Eraser. Damon Albarn (Blur e Gorillaz) li ha invitati più volte a dei concerti di Africa Express. Da diversi anni, ogni album diventa l’occasione di dialoghi intercontinentali. Sulle note acustiche premiate di un Grammy Award di Tassili (2011) ritroviamo Tunde Adebimpe e Kyp Malone di TV On The Radio, il chitarrista di Wilco, Nels Cline o la banda di New Orleans Dirty Dozen Brass Band. Nel 2014, il chitarrista dei Red Hot Chili Peppers, Josh Klinghoffer, i collaboratori di Jack White, il polistrumentista Fats Kaplin e il tecnico del suono Vance Powell partecipano alla preparazione di Emmaar. Infine, nel 2017, il loro ottavo album Elwan contiene interventi degli americani Kurt Vile o Mark Lanegan.
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