Il regista Steven Spielberg ed il compositore John Williams hanno appena firmato la loro nuova collaborazione con The Post. Numero ventinove dei trentuno lungometraggi realizzati dal regista de Lo Squalo.

Esiste un documentario che mostra Steven Spielberg e John Williams nel bel mezzo della registrazione della colonna sonora di E.T. l’extra-terrestre, ed una delle cose che colpisce di più in queste immagini è la differenza di stile tra questi due personaggi, accentuata dallo scarto d’età tra i due di 14 anni: con la sua voce delicata, la barba bianca ben curata ed i suoi abiti d’altri tempi, John Williams si potrebbe facilmente scambiare per il padre, o il nonno, di quel regista dagli atteggiamenti post-adolescenziali. Effettivamente, è con quell’entusiasmo quasi puerile che Spielberg prende in mano la sua piccola videocamera per filmare John Williams intento a dirigere l’orchestra. Conoscendo i problemi familiari che circondano il cinema di Spielberg, così come la sua stretta relazione con François Truffaut (anche lui in perenne ricerca di padri spirituali come Alfred Hitchcock o Jean Renoir), si capisce bene quale sia il nocciolo di questo tandem: John Williams racconta le sue storie attraverso la musica mentre Spielberg ascolta immerso nell’ammirazione, come un bambino incantato dalla meraviglia di quelle note.

Parlare di “narrazione” in riferimento ai richiami della musica di John Williams è facile. Il compositore è un amante dei passaggi ampi e generosi, come se le sue partiture fossero fiabe da raccontare davanti al camino. E.T., Jurassic Park o Indiana Jones fanno ormai parte della memoria collettiva, non solo grazie alle sue immagini iconiche, ma anche grazie al carattere maestoso delle loro musiche, e della lirica tonale perfetta. Detto in una parola: confortante. Questa caratteristica della musica di Williams si trova anche nei film storici di Spielberg, con una vocazione quasi pedagogica (Lincoln, Amistad, Schindler's List, Salvate il soldato Ryan, ecc.). I due si incontrano nella Storia, uniti dal desiderio di raccontare altre piccole storie. Senza dubbio la parola "comodo" potrebbe non essere la più appropriata per descrivere Schindler's List, ma sarà il brano toccante interpretato dal violinista Itzhak Perlman che ritrae Oskar Schindler "il giusto" a far si che lo spettatore si immerga ancora di più nel racconto. Alla presentazione di questa pellicola si alzarono molte voci di critica, che puntarono il dito sull’aspetto troppo drammatico ed emozionale del film. Di sicuro l'Olocausto non era il soggetto ideale per questi due narratori, ma conoscendo le loro personalità, avrebbero potuto fare diversamente?