Let The Cards Fall

Approfondimenti

Nel 2016, i Breath, duetto dalla scrittura follemente poetica, lasciavano il segno con un primo album Carry Your Kin. Due anni dopo, li ritroviamo in posa sullo sfondo di un paesaggio nebbioso. Un paesaggio che ricorda la loro Manchester natale dalla quale attingono questa musica folcloristica tradizionale, fusione strepitosa tra la voce leggera e aerea di Rioghnach Connoloy e il genio degli effetti, Stuart McCallum. Tutto sembra contrapporre questi due personaggi che nonostante tutto si mescolano altrettanto bene dell’acqua con il vino, e il loro secondo album, Let The Cards Fall ne è la prova. Accompagnati da John Ellis al pianoforte, Sam Vickery al basso e Luke Flowers alla batteria, i Breath si inoltrano in un folk dolce e personale facendo così emergere sentimenti profondi e intensi. Brusii fanatici in apertura (Ditty) è soltanto a rituale concluso che arriva la rivelazione. Violini folcloristici che lasciano immaginare le Highlands scozzesi sul brano All That You Have Been ma anche ballate acustiche scosse dal timbro di Connoloy (Let It Calm You Down): ecco emergere un primo strato del disco. Poi è una base tendente al jazz che si risveglia su Trip the Switch o addirittura di ritmi soul su What You Owe. Una commistione raffinata e aromatizzata di jazz, pop e folk irlandesi. Per quanto Let The Cards Fall sia avvolta da una fitta nebbia, racchiude tuttavia un’atmosfera calorosa. Ricco di creatività, di sfumature ipnotizzanti e di parole incantatrici, ecco un disco che affina le giornate piovose autunnali. © Clara Bismuth/Qobuz