Debussy: Préludes II

Approfondimenti

Eh sì, è proprio una recentissima registrazione di Debussy fatta da Maurizio Pollini (affiancato dal figlio Daniele per En blanc et en noir), realizzata alla fine del 2016 nella ricchissima Herkulessaal di Monaco di Baviera. Il vecchio leone del pianoforte vi dipana la sontuosa ed enigmatica tessitura musicale del Secondo libro dei Preludi di Debussy, completato nel 1912: una trama delicatissima, abbozzata e suggerita più che imposta, che richiede al pianista di non “esagerare”. Maurizio Pollini, settantaquattro anni al momento dell’incisione, sa dosare il suono alla perfezione, riuscendo a dare l’impressione che questa musica sia allo stesso tempo scritta e improvvisata. L’album si chiude appunto con En blanc et en noir per due pianoforti, che fece scrivere a Debussy nel 1915: «Ho molto sofferto della lunga siccità imposta al mio cervello dalla guerra»; dopo mesi di silenzio, e dopo il lavoro d’edizione appena svolto su Chopin, si apriva un periodo di fervore creativo che si sarebbe poi esteso ai due Libri degli Studi e alle ultime sonate. Inizialmente intitolati «Caprices en blanc et noir» («Capricci in bianco e nero»), i tre componimenti di En blanc et en noir rimandano semplicemente ai tasti dello strumento e, come scrisse Debussy nel 1916, «intendono trarre il proprio colore, le proprie emozioni dal semplice pianoforte, come i grigi di Vélazquez». Il grigio, frutto naturale della mescolanza del bianco e del nero… © SM/Qobuz